Giorno Pagano Europeo della Memoria

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CARMEN CONTRA PAGANOS - TESTO

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Nota introduttiva: per questa traduzione mi sono appoggiata a tre edizioni del testo latino del Carmen contra paganos, quella di Mommsen, quella di Manganaro e quella di Bartalucci. Trovate i riferimenti bibliografici completi alle tre edizioni alla fine della traduzione; quelle di Manganaro e Bartalucci sono accompagnate dalla traduzione in italiano. Non sempre i tre testi coincidono, perciò dove necessario ho specificato le differenze ed eventuali traduzioni alternative possibili: queste note alla traduzione sono in fondo alla pagina e accessibili cliccando sul numero del verso cui si riferiscono.

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1

 

Dite, voi che venerate i boschi sacri e l’antro della Sibilla

2

 

e il bosco dell’Ida, gli eccelsi templi di Giove Tonante,

3

 

il Palladio e i Lari di Priamo e il sacello delle Vestali,

4

 

e gli dèi incestuosi, la sorella sposa del fratello,

5

 

il crudele fanciullo, le statue di Venere empia,

6

 

voi che solo la veste purpurea rende consacrati,

7

 

ai quali mai l’oracolo di Febo disse il vero,

8

 

voi che l’Etrusco, menzognero aruspice, deride sempre:

9

 

questo vostro Giove, vinto dall’amore per Leda,

10

 

si finse cigno, volle imbiancarsi di piume,

11

 

innamorato volle scendere su Danae, e farsi d’improvviso pioggia dorata,

12

 

muggire tra le onde di Partenope come toro e adultero?

13

 

Se piacciono tali mostruosità, nessuna cosa consacrata è pudica!

14

 

Il re dell’Olimpo fugge respinto dalle armi di Giove:

15

 

e qualcuno supplice venera i templi del tiranno,

16

 

quando vede che il padre è messo in fuga dal figlio che incalza?

17

 

Infine, se lo stesso Giove è governato dal fato,

18

 

a che giova agli infelici innalzare le proprie voci che andranno perdute?

19

 

Il giovane bell’Adone viene pianto nei templi:

20

 

nuda Venere piange, gioisce l’eroe Marte,

21

 

Giove nel mezzo non sa porre fine alle lamentele

22

 

e Bellona aizza con il flagello gli dèi che litigano.

23

 

Conviene, senatori, sperare nella salvezza da tali comandanti

24

 

per i consacrati? Si metta fine alle vostre liti.

25

 

Dite: il vostro prefetto che vantaggi portò all’Urbe,

26

 

lui che viene trascinato al soglio di Giove a forza

27

 

pagando con una lenta morte il fio dei suoi delitti?

28

 

In tre mesi costui, che affannato tutta la città

29

 

purificò, giunse infine al termine dei suoi giorni!

30

 

Che fu questa rabbia dell’animo, che fu questa follia della mente?

31

 

ma Giove poteva turbare la vostra tranquillità

32

 

Chi provocò lo stato di emergenza per te, bellissima Roma?

33

 

Avrebbe potuto il popolo indossare i mantelli militari, che da tempo non ha più?

34

 

Ma non vi fu al mondo nessuno più consacrato di lui,

35

 

al quale Numa Pompilio, primo aruspice di molti,

36

 

insegnò con vano rito e col sangue di animali

37

 

a contaminare (folle) gli altari su putridi tumuli.

38

 

Non è lo stesso che un tempo tradì il vino della patria

39

 

e le antiche case, abbattendo le torri e i tetti, poiché vuole portare rovina alla città,

40

 

intanto ornava gli stipiti di alloro, teneva banchetti,

41

 

offriva pani contaminati dai vapori dell’incenso,

42

 

cercando per burla quelli da consegnare alla morte,

43

 

solito avvolgersi le membra in stole,

44

 

sempre pronto con nuovo inganno a rendere idolatri i miseri?

45

 

Il vostro consacrato che portò alla città, vi chiedo?

46

 

Lui che insegnò a cercare sotto terra il sacro sole;

47

 

Se per caso uno zappatore di campagna avesse intagliato per sé un pero,

48

 

lo direbbe essere il dio compagno e maestro di Bacco,

49

 

lui cultore di Serapide, sempre amico degli Etruschi,

50

 

lui che tentò di spandere sugli incauti i veleni concepiti,

51

 

cercando mille vie per nuocere e altrettanti artifici,

52

 

lurido serpente che colpì coloro che volle mandare in perdizione,

53

 

pronto a combattere invano contro il vero dio,

54

 

lui che in silenzio sempre lamentava i tempi della pace,

55

 

e non poteva divulgare il proprio dolore dal profondo.

56

 

Quale taurobolo ti ha convinto a mutare veste,

57

 

così da diventare, da ricco tronfio, un mendicante

58

 

squallido anche nelle vesti, fatto accattone per una misera offerta,

59

 

mandato sotto terra, insozzato dal sangue di un toro,

60

 

sporco, impuro, e a conservare le vesti sporche di sangue

61

 

sperando di vivere puro per vent’anni?

62

 

Da giudice avevi cercato di stroncare le vite dei migliori,

63

 

di qui fiducioso che le tue azioni potessero essere nascoste,

64

 

essendo sempre circondato dai cani di Cibele

65

 

tu esultante, accompagnato da una lasciva corte (spettacolo mostruoso).

66

 

Vecchio di sessant’anni restò giovanetto,

67

 

cultore di Saturno, sempre amico di Bellona,

68

 

che aveva convinto tutti che i Fauni fossero dei

69

 

compagni della ninfa Egeria, e così i Satiri e i Silvani,

70

 

lui compagno delle ninfe e di Bacco, sacerdote di Ecate;

71

 

lui cui la Madre Berecinzia a guidare le danze e ad impugnare i molli tirsi

72

 

e a battere i cembali aveva insegnato,

73

 

Quale potente Galatea, nata dal sommo Giove,

74

 

e decretata per giudizio di Paride somma bellezza, gli diede ordini?

75

 

A nessun consacrato sia lecito conservare il pudore

76

 

dato che son soliti cantare in falsetto alle celebrazioni Megalensi!

77

 

Così il folle volle trascinare alla perdizione molti cristiani,

78

 

che vollero morire senza la legge divina, donando onori,

79

 

irretendo con arte diabolica quelli dimentichi di sé,

80

 

desideroso di indebolire le menti di alcuni offrendo doni

81

 

o di rendere apostati altri con un piccolo compenso

82

 

e trascinare gli infelici con sé nel Tartaro.

83

 

Lui che volle sciogliere i patti sacri, le leggi,

84

 

fece Leucadio amministratore dei beni in Africa,

85

 

portò alla perdizione Marciano per suo tornaconto, per prendersi la carica di proconsole.

86

 

Che cosa poté garantire la divina custode di Pafo, la pronuba Giunone

87

 

e il vecchio Saturno, a te che eri consacrato?

88

 

Che cosa ti promise il tridente di Nettuno, demente?

89

 

Quali responsi poté dare la vergine Tritonia?

90

 

Dimmi, perché andavi di notte al tempio di Serapide?

91

 

Che promise l’ingannatore Mercurio a te che ti mettevi in viaggio?

92

 

A che ha giovato adorare i Lari e Giano bifronte?

93

 

Perché piacquero la Terra genitrice, bella madre degli dei,

94

 

e il latrante Anubi, a te che eri consacrato,

95

 

perché la miseranda Cerere, Proserpina che sta sotto la madre,

96

 

perché lo zoppo Vulcano dal piede debole?

97

 

Chi non ha deriso te che piangevi, calvo presso gli altari,

98

 

mentre supplicavi a caso la Faria portatrice di sistro,

99

 

e quando, mentre lamentandosi il latratore Anubi cercava l’infelice Osiride

100

 

che trovato poteva perdere di nuovo,

101

 

tu dopo le lacrime portavi in giro un ramo spezzato d’ulivo?

102

 

Abbiamo visto i leoni portare gioghi fatti d’argento

103

 

trascinando uniti carri di legno cigolanti,

104

 

e costui tenere le briglie d’argento con entrambe le mani

105

 

ed esimi senatori scortare il carro di Cibele,

106

 

che una schiera assoldata per le celebrazioni megalensi tirava,

107

 

portare per la città il tronco di un albero tagliato

108

 

e all’improvviso annunciare che il castrato Attis era il sole.

109

 

Ahimè, mentre con le tue arti magiche cerchi gli onori dei senatori,

110

 

così, miserando, giaci omaggiato di un piccolo sepolcro!

111

 

La sola, tuttavia, a godere del tuo consolato è la meretrice Flora,

112

 

turpe genitrice dei ludi, e maestra di Venere,

113

 

a cui il tuo erede Simmaco ha da poco dedicato un tempio.

114

 

Tutte quelle tante mostruosità che tu, posto nei templi, veneravi,

115

 

gli altari, tua moglie li copre con la mola salsa e, supplice, con le mani

116

 

mentre accumula doni e sulla soglia del tempio si accinge a sciogliere voti

117

 

a dei e dee e minaccia gli olimpi,

118

 

desiderando con canti magici commuovere l’Acheronte,

119

 

ti mandò infelice vittima a precipizio nel Tartaro.

120

 

Smetti di piangere un tale marito idropico,

121

 

che ha voluto sperare da Giove la salvezza del Lazio!

Note alla traduzione

31

 

Ho scelto per la traduzione la lezione di Mommsen sed Iovis; secondo la lezione di Bartalucci, Vediovis, il verso è "Vediove avrebbe potuto turbare la vostra tranquillità?" e Manganaro, che legge seditio, si traduce con "una rivolta avrebbe potuto turbare la vostra tranquillità?". Torna al testo

73-74

 

Questi due versi nella lezione di Mommsen: Quis Galatea..., invece Manganaro legge Quem Cytherea... "Lui al quale Citerea potente, ordinò…" e indica una lacuna al termine del verso per cui la frase non è completa; Bartalucci legge Quid Cytherea..., "Che cosa Citerea […] gli ordinò?". Torna al testo

83

 

Nella traduzione di Manganaro per leggi si intendono i comandamenti. Torna al testo

99

 

Mommsen e Bartalucci così, cumque Osirim miserum lugens latrator Anubis /quareret invece Manganaro cumque Osirim miserum lugens, <dum mimica Isis>/quaereret cioè "e quando, mentre Iside impersonata da una mima piangendo ricercava il misero Osiride" che avrebbe più senso per il mito, mentre il latrante Anubi potrebbe essere un errore di copia, visto che è citato qualche riga sopra. Torna al testo

102

 

Per Manganaro i leoni sono gli iniziati che prendono tale nome, non gli animali. Torna al testo

121

 

Per Bartalucci invece il senso è "che ha voluto sperare salvezza da Giove Laziare". Torna al testo

Edizioni del Carmen contra Paganos

Manuela Simeoni

 

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