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IL PAGANO ALLA RICERCA DELL'INFORMAZIONE: COME TROVARE UN LIBRO ALL'INTERNO DI UNA BIBLIOTECA

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Sommario

 

Nell’ultima lezione abbiamo parlato dell’uso dei cataloghi informatizzati e di come questi ci portino ad un dato determinante per il recupero del libro desiderato: la collocazione, cioè un codice che ci dice dove fisicamente si trova il libro. Come abbiamo già detto, i libri possono essere collocati a scaffale aperto o a scaffale chiuso, cioè essere direttamente accessibili ai lettori oppure accessibili solo con la mediazione del bibliotecario che li va a prendere. Oggi soprattutto le biblioteche civiche preferiscono il sistema dello scaffale aperto e per renderlo ancora più semplice adottano la Classificazione Decimale Dewey, che per brevità viene chiamata di solito Dewey, dal nome del suo creatore. In realtà qualsiasi sistema di collocazione potrebbe andar bene e con qualsiasi sistema, almeno i primi tempi, bisogna chiedere aiuto al bibliotecario. La Dewey permette comunque una maggiore autonomia e una volta che l’avete imparata per una biblioteca, sarete in grado di muovervi agevolmente in tutte le altre che la usano. Cerchiamo quindi di capire insieme come funziona, almeno il minimo indispensabile per orientarsi in biblioteca.

Classificazione e collocazione: il sistema Dewey

Intanto: cosa significa Classificazione Decimale Dewey? Classificazione significa che è un sistema di ordinamento per classi, che esprime attraverso un codice la disciplina cui appartiene l’argomento di un dato libro, inserendola all’interno di un ordinamento gerarchico che va dal generale al particolare. Ad esempio un libro del filosofo francese moderno Sartre si troverà all’interno della categoria "filosofia francese", a sua volta all’interno della categoria "filosofia moderna e contemporanea", a sua volta parte della più generica categoria "filosofia". Immaginate degli scatoloni: nello scatolone più grande ci sono tutti i libri di filosofia, ma questi sono divisi all’interno di scatole messe una dentro l’altra come le matrioske, le bamboline russe: dentro lo scatolone più grande ce ne sono di più piccoli, i quali a loro volta ne contengono di sempre più piccoli, relativi ad un ambito più ristretto della divisione del sapere umano. Decimale significa che questa appartenenza ad una certa categoria viene espressa attraverso un numero decimale: i numeri Dewey hanno tutti tre cifre prima della virgola (centinaia, decine e unità) e possono avere da zero a una quindicina di numeri dopo la virgola. Già da qui capite che la Dewey, come viene chiamata per brevità, è più complessa di come la trattiamo qui: infatti può arrivare ad esprimere l’argomento di un libro in maniera molto particolareggiata, ma questo interessa più il catalogatore che il lettore. Il motivo per cui la Dewey viene adottata in moltissime biblioteche come sistema di collocazione non è solo la semplicità del riordino dei libri o la sua adozione su larga scala, ma soprattutto la possibilità che offre di avvicinare libri che trattano di uno stesso argomento, che così il lettore troverà tutti su scaffali vicini. Infine, come già detto, si chiama Dewey dal nome del suo ideatore, Melville Dewey, bibliotecario statunitense dell’’800; anche se da allora è stata aggiornata più volte, rimane in essa l’impronta americana, soprattutto, come vedremo, nel settore della religione.

Guardiamo quindi alle tre cifre che vengono prima della virgola, che devono essere sempre tre ed esprimono, più o meno specificamente, la disciplina di riferimento del libro. Le cifre vanno da 0 a 9 e vanno dal generale, le centinaia, al particolare, decine e unità; la cifra delle centinaia esprime la cosiddetta "classe" cioè l’ambito generico di riferimento, quindi la Dewey ha 10 classi, che vengono chiamate "la classe 0", "la classe 100", "la classe 200" e così via. Naturalmente non dovete imparare i codici a memoria, ma comincerete a ricordarli spontaneamente dopo qualche frequentazione della biblioteca; in tutte le biblioteche comunque ci sono dei tabelloni che spiegano la divisione della Dewey e il significato delle cifre. All’interno di ciascuna classe viene operata un’ulteriore divisione in divisioni, appunto, espressa dal numero assegnato alle decine, le quali a loro volta sono divise ciascuna in dieci sezioni espresse dal numero assegnato alle unità. Torniamo, per capirci, all’esempio di prima, l’opera di Sartre: appartiene alla categoria della filosofia, dunque alla classe 100, filosofia moderna e contemporanea, quindi 190, filosofia francese, 194: ecco il nostro numero e sotto questo, probabilmente tutte accanto, troveremo tutte le opere di Sartre, non solo quella che cercavamo.

Una volta stabilito che 194 è la filosofia francese di età moderna e contemporanea; questo significa che il 9 nelle decine indichi sempre l’età moderna e contemporanea e il 4 delle unità sempre la Francia? In realtà no, comunque non in maniera così semplice, perché ad esempio il numero 394 non è "scienze sociali nella Francia moderna e contemporanea" ma sta per "usi e costumi generali", però 944 è la storia della Francia. Il significato dei numeri dipende dalla classe in cui si trovano, ecco perché i tabelloni all’interno delle biblioteche sono molto utili. Col tempo imparerete anche quali numeri hanno significato fisso e quali no. Intanto vediamo quali sono le dieci classi, segnalando magari un paio di numeri che per un pagano possono avere più significato di altri, anche se poi di fatto ogni pagano costruisce un proprio percorso:

La classificazione ha un po’ gli stessi problemi che presenta la soggettazione, che abbiamo visto nella lezione precedente: non è detto che due catalogatori classifichino un libro allo stesso modo. Inoltre c’è uno svantaggio in più: se gli argomenti trattati da un certo libro possono ricadere sotto diverse classi, se la biblioteca colloca secondo il sistema Dewey dovrà per forza scegliere un numero e non è detto che sia quello che avreste scelto voi. In questo caso sarà difficile arrivare al libro girellando tra gli scaffali: dovrete per forza trovarlo con l’aiuto del catalogo, che vi indica sempre la collocazione completa del libro.

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Dal codice alla collocazione vera e propria

Però, per quello che ho detto fin qui, pare che, più che mettere in ordine, la Dewey faccia un sacco di confusione: quanti filosofi che scrivono in francese ci saranno stati in età moderna e contemporanea? Significa che mi devo scorrere tutto lo scaffale per trovare quello che voglio io? No, e se avete già provato a guardare in un catalogo o gli scaffali di una biblioteca lo saprete: di solito il numero è seguito da una sequenza alfabetica, lettere tratte in genere dal nome dell’autore e/o dal titolo.

Mentre però la classificazione Dewey è solo la parte numerica, quella che esprime la disciplina del libro che vogliamo leggere, il resto fa parte del sistema di collocazione che la biblioteca adotta, e non tutte seguono la medesima regola. Una biblioteca può anche decidere di adottare dei prefissi, cioè delle sigle alfabetiche che precedono il numero Dewey e che segnalano la presenza del libro in una particolare sezione: alcune civiche ad esempio usano il prefisso LOC per distinguere i libri di storia locale; al prefisso può seguire il numero Dewey. Questo potrebbe servirvi se vi recate in particolare nelle biblioteche municipali, perché quasi tutte hanno una sezione di studi relativi al territorio, che può essere segnalata in vari modi, o altre sezioni di particolare interesse.

Non tutte le biblioteche adottano questo sistema di collocazione: le biblioteche a scaffale chiuso, cioè quelle i cui libri non sono accessibili direttamente all’utente, ma devono essere chiesti ai bibliotecari, di solito hanno altri sistemi, mentre le biblioteche per ragazzi possono adottare sistemi più adatti anche a bambini piccoli. Se i libri sono esposti sugli scaffali potete comunque cercare di capire il sistema di collocazione facendo un giro per la biblioteca; altrimenti, consultate il catalogo e trovate da lì la collocazione, chiedendo poi l’assistenza dei bibliotecari per trovare ciò che cercate.

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Manuela Simeoni

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