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IL CANON EPISCOPI E L'INIZIO DELLA QUESTIONE SULLE STREGHE

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Salvo pochi rarissimi casi, nessuno oggi mette più in dubbio la realtà della caccia alle streghe. Non molti però ne conoscono la reale portata, che è anzi oggetto di discussione da molti anni.

A livello di luogo comune siamo abituati ad associare la caccia alle streghe al Medioevo, epoca che noi contemporanei, figli del Rinascimento prima e dell’Illuminismo poi, consideriamo un’epoca di superstizioni. Ma il primo rogo per stregoneria risale "solo" al 1340 e le due bolle papali che sono considerate l’avvio della caccia alle streghe sono del 1326 e del 1484. E’ solo dal XIII secolo che la chiesa comincia a parlare seriamente di streghe e raduni diabolici. Qual era la sua posizione precedente?

Bisogna considerare che fino al XIV secolo, alla fine del quale l’ultimo paese pagano europeo diviene cristiano, la chiesa si dichiara impegnata a combattere le "superstizioni" pagane, tra le quali, come si può leggere nelle leggi Longobarde emanate da Rotari e Liutprando oppure nei Capitularia de partibus Saxoniae (Capitolari Sassoni), le leggi di Carlo Magno per la Sassonia appena conquistata, era inserita anche la credenza nelle streghe.

Il primo testo ecclesiastico ad affermare questa posizione di negazione dell’esistenza delle streghe è il Canon Episcopi; gli studiosi lo riconoscono come il testo più antico ad affrontare il problema delle streghe ed è un’istruzione ai vescovi sul comportamento da tenere di fronte alla credenza nel fatto che alcune donne, in alcune notti, volassero al seguito di Diana.

Il testo è il seguente (traduzione tratta da Abbiati, Agnoletto, Lazzati (a cura di), La stregoneria, Milano, Oscar Mondadori, 1991)

"I vescovi e i loro ministri vedano di applicarsi con tutte le loro energie per sradicare interamente dalla proprie parrocchie la pratica perniciosa della divinazione e della magia, che furono inventate dal diavolo; e se trovano uomini o donne che indulgono a tal genere di crimini, devono bandirli dalle loro parrocchie, perché è gente ignobile e malfamata. Dice, infatti, l’apostolo: "Dopo la prima e la seconda ammonizione evita l’eretico, sapendo che è fuori dalla retta via chi si comporta in tal modo". E sono fuori dalla via e prigionieri del diavolo coloro che abbandonano il loro Creatore per cercare l’aiuto del diavolo; e perciò occorre purificare la santa Chiesa da un tale flagello. Né bisogna dimenticare che certe donne depravate, le quali si sono volte a Satana e si sono lasciate sviare da illusioni e seduzioni diaboliche, credono e affermano di cavalcare la notte certune bestie al seguito di Diana, dea dei pagani (o di Erodiade), e di una innumerevole moltitudine di donne; di attraversare larghi spazi di terre grazie al silenzio della notte profonda e di ubbidire ai suoi ordini come a loro signora e di essere chiamate certe notti al suo servizio. Ma volesse il cielo che soltanto costoro fossero perite nella loro falsa credenza e non avessero trascinato parecchi altri nella perdizione dell’anima. Moltissimi, infatti, si sono lasciati illudere da questi inganni e credono che tutto ciò sia vero, e in tal modo si allontanano dalla vera fede e cadono nell’errore dei pagani, credendo che vi siano altri dèi o divinità oltre all’unico Dio. Perciò, nelle chiese a loro assegnate, i preti devono predicare con grande diligenza al popolo di Dio affinché si sappia che queste cose sono completamente false e che tali fantasie sono evocate nella mente dei fedeli non dallo spirito divino ma dallo spirito malvagio. Infatti, quando Satana, trasformandosi in angelo della luce, prende possesso della mente di ognuna di queste donnicciole e le sottomette a sé a causa della loro infedeltà e incredulità, subito egli assume l’aspetto e le sembianze di diverse persone e durante le ore del sonno inganna la mente che tiene prigioniera, alternando visioni liete a visioni tristi, persone note a persone ignote, e conducendola attraverso cammini mai praticati; e benché la donna infedele esperimenti tutto ciò solo nello spirito, ella crede che avvenga non nella mente ma nel corpo. A chi, infatti, non è accaduto nel sonno o in visioni notturne di essere tratto fuori da sé stesso e di vedere, dormendo, molte cose che, sveglio, non ha mai visto? Ma chi può essere così stupido e ottuso da credere che tutte queste cose che accadono solo nello spirito, avvengano anche nel corpo? Il profeta Ezechiele, infatti, vide il Signore nello spirito e non nel corpo, e l’apostolo Giovanni vide e udì i misteri dell’Apocalisse nello spirito e non nel corpo, come egli stesso dichiara: "Subito fui in spirito". E Paolo non osa dire di essere stato rapito fisicamente in cielo. Tutti, perciò, devono essere pubblicamente informati che chiunque crede a queste simili cose, perde la fede, e chiunque non ha vera fede appartiene non già a Dio ma a colui nel quale crede, vale a dire al diavolo. E’ scritto infatti di nostro Signore: "Tutte le cose sono state fatte per mezzo di Lui". Perciò chiunque crede possibile che una creatura cambi in meglio o in peggio, o assuma aspetti o sembianze diverse per opera di qualcuno che non sia il Creatore stesso che ha fatto tutte le cose e per mezzo del quale tutte le cose sono state fatte, è indubbiamente un infedele, e peggiore di un pagano".

Nel Medioevo si riteneva che il Canon Episcopi fosse stato elaborato durante il concilio di Ancira del 314, probabilmente per un errore di interpretazione compiuto dal vescovo Burcardo di Worms agli inizi del XI secolo, il quale aveva a disposizione un testo del Canon trascritto subito dopo le disposizioni di Ancira. Fu probabilmente Burcardo ad aggiungervi il nome di Erodiade e la frase finale "peggiore di un pagano". In realtà si tratta di un capitolare dell’età dei Franchi, secondo quanto afferma lo storico Carlo Ginzburg in Storia notturna. Una decifrazione del Sabba, steso da Reginone vescovo di Prum. Il testo fu considerato a lungo valido dalla chiesa, come prova il suo inserimento in diverse raccolte dei secoli successivi: quella di Burcardo, il Decretum di Ivo di Chartres e quello di Graziano che alcuni considerano la prima sistematizzazione del futuro diritto canonico.

Per la verità, pare che altri scritti alludessero alla "società di Diana", perciò il Canon non sarebbe il primo a parlarne. E’ certamente il primo a mettere al centro quest’argomento; nel testo non si parla mai di streghe e solo più avanti nei secoli Diana (o Erodiade, o Ecate, o la "Signora del Gioco") sarà sostituita dal diavolo. Certo il Canon non può, data l’epoca storica, negare che vi sia l’opera del diavolo, ma questa si limita all’illusione, all’inganno. Le donne che si illudono di viaggiare al servizio di Diana sarebbero persone deboli di mente, la cui scarsa fede permette al diavolo di ingannarle, ma non stringono con lui un patto consapevole. Non gettano neppure malefici: anzi, la società di Diana pare qui avere un ruolo esclusivamente ludico ed è chiaro che Reginone sta combattendo gli ultimi, forse inconsapevoli, residui di paganesimo.

Il fatto che si dichiari che le riunioni delle "streghe" siano fantasia, non deve farci pensare che le streghe non venissero condannate; nel Canon la condanna si "limita" all’esser fuori della grazia divina e perciò al bando dei colpevoli dalla parrocchia, il che può significare l'allontanamento fisico o quello "morale" ed è forse una condanna lieve se paragonata al rogo dei secoli successivi, al quale le streghe arriveranno passando prima per l’accusa di eresia e poi per quella di stregoneria vera e propria, quando anche ecclesiastici, papi e uomini di cultura crederanno e cercheranno di dimostrare la realtà degli atti malefici compiuti dalle streghe. Al Canon Episcopi si appoggeranno non solo coloro che continueranno a negare la realtà dei raduni stregoneschi, credere ai quali è eresia fino al XIII-XIV secolo circa, ma anche coloro che in seguito la affermeranno: questi ultimi sosterranno infatti che ciò di cui parla il Canon non è ciò che essi perseguitano.

Sicuramente in esso ritroviamo tutti quegli elementi che confluiranno poi nel "sabba diabolico" perseguitato dalla chiesa: le pratiche della divinazione e della magia, la presenza del diavolo, il volo notturno in groppa a certi animali, l’essere a servizio di un’altra entità, la trasformazione.

Manuela Simeoni

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