Giorno Pagano Europeo della Memoria

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DA DEI A DEMONI

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La demonizzazione delle divinità altrui comincia già nella bibbia; per cominciare prendiamo un passo del vecchio testamento e uno del nuovo. Il Salmo 95, o 96 a seconda della versione della Bibbia utilizzata, ai versetti 4-5, nella traduzione riportata dalla bibbia che ho consultato (è del 1968) dice:

"Grande è il signore e degno d'ogni lode, temibile più che tutti gli dèi. Tutti gli dei sono idoli vani, il signore invece ha creato i cieli"

E' interessante notare che sia Agostino, nel suo commento ai salmi, sia Giustino, nel suo dialogo con Trifone, riportano l'espressione "Tutti gli dei delle genti, che sono demoni", perciò bisognerebbe risalire alla fonte originale per capire meglio se la faccenda dei demoni sia un'invenzione di Agostino o se in passato esisteva una differente traduzione dall'originale ebraico.

Nel Nuovo Testamento invece troviamo qualcosa di più chiaro ancora:

"Ciò che i Gentili sacrificano, è sacrificato ai demoni e non a dio. Or, io non voglio che voi siate in comunione coi demoni. Non potete bere il calice del signore e il calice dei demoni; né potete partecipare alla mensa del signore e a quella del diavolo" Corinti 1, 10 20-21

La posizione della religione monoteista è chiara: gli dei altrui sono in realtà demoni che ingannano gli uomini per portarli alla perdizione. O meglio ancora, gli dei non esistono, ma i demoni ingannano gli uomini facendo loro credere che sia così e Agostino spiega che il paragone di dio con gli altri dei è solo uno stratagemma per spiegare agli ignoranti la potenza di dio che altrimenti sarebbe indescrivibile.

Tuttavia per le raffigurazioni successive dei diavoli non si è pescato a caso: di alcuni dei si è infatti preferito cancellarne la memoria, di altri si è voluto assumere alcune caratteristiche particolarmente "popolari" e solo alcuni sono divenuti diavoli in piena regola.

Vediamo allora la raffigurazione classica del diavolo: un essere scuro, con le corna e le zampe da capra, spesso anche la testa. A qualsiasi pagano viene in mente l'immagine di un satiro, o del dio Pan, a sua volta legato con Fauno o i Fauni del mondo romano. Perché proprio un satiro?

Girolamo, traduttore e commentatore della Bibbia, nel suo commento a Isaia mette in relazione i satiri con gli incubi: "incubi, o satiri" è il modo in cui traduce la parola pilosi che si trova in Isaia 13, 21 sed requiescent ibi bestiae et replebuntur domus eorum draconibus et habitabunt ibi strutiones et pilosi saltabunt ibi "ma lì vi riposeranno le bestie e le loro case si riempiranno di serpenti e vi abiteranno i gufi e vi danzeranno i pilosi". E infatti pilosi è ancora tradotto con satiri in alcune versioni della Bibbia, mentre in altre più moderne si parla di 'capre'. Letteralmente pilosi significa 'pelosi' o 'irsuti'. Girolamo li collega agli incubi, anche se comunque prima di lui l'aveva fatto Orazio (Epodi 5, 94-96). Gli incubi erano divinità minori (non voglio usare "demoni" per non fraintendere), che si accucciavano sul petto dei dormienti e mandavano loro sogni talvolta paurosi, talvolta causavano febbri, ma mandavano anche i sogni che suggerivano la guarigione ai malati nella pratica dell'incubazione che si svolgeva ad esempio presso il tempio di Asclepio. Avevano insomma un aspetto negativo e uno positivo com'è abbastanza comune alle divinità pagane. Niente a che vedere con i pilosi, che forse dovevano essere uomini selvatici, o magari scimmie, comunque segno della distruzione di Babilonia a seguito della collera divina di cui parla Isaia.

Dal XII secolo sicuramente il diavolo è dipinto con le fattezze di un satiro o Pan e probabilmente a ciò contribuisce la sopravvivenza di festività della fertilità come i Lupercalia, che hanno perduto sia il significato religioso più profondo, sia l'importante aspetto della purificazione. Per questa perdita di significato, chi seguiva una festa al cui centro c'era un personaggio dall'aspetto metà umano e metà di capra doveva per forza seguire il diavolo e così il diavolo prese l'aspetto metà umano e metà di capra. Della sopravvivenza dei Lupercalia e della lotta che contro di essi condusse papa Gelasio parleremo in un altro articolo appositamente dedicato.

Nel XV secolo si completa l'opera di demonizzazione: è il secolo dell'inizio ufficiale della caccia alle streghe, che si illudono magari di servire Diana (come dice il Canon Episcopi), ma in realtà, dicono gli inquisitori, servono il diavolo.

Nel Canon Episcopi, scritto attorno all'VIII-IX secolo, leggiamo che alcune donne si illudevano di andare in sogno al raduno della dea Diana, ma secondo l'autore era certamente una cosa impossibile, anzi un inganno del diavolo. Il diavolo quindi si limitava, proprio come un incubo, a inviare sogni a queste donne, e la cosa finiva lì. Anche se c'era comunque la credenza che vi fossero delle donne in grado di fare del male con i sortilegi, non era ancora questo il caso. Il Canon Episcopi combatte gli ultimi residui di paganesimo, forse anche inconsci, perché la Diana di queste donne non è certamente la Diana dei tempi antichi, ma forse è solo un nome che è rimasto nelle loro menti. Secondo Margaret Murray invece, che ne parla in Il dio delle streghe si trattava di un vero e proprio gruppo religioso che portava avanti una religione nota dalla preistoria, venerante un dio con le corna poi confuso con il diavolo per giustificare la persecuzione dei seguaci di questa "Vecchia Religione". Se veramente fossero state così le cose, perché da una dea si passerebbe ad un dio e perché da subito non si sono attribuiti malefici a questa religione che si voleva estirpare?

E' improbabile che le seguaci di Diana avessero qualche continuità con le streghe adoranti il diavolo; gli stessi cacciatori di streghe che imperversarono dal XIV-XV secolo circa sostenevano di perseguitare qualcosa di diverso dalla riunione di Diana, ma che le donne del Canon, non potendo trovarsi al cospetto di una dea inesistente, dovevano trovarsi al cospetto del diavolo. Dal XIV secolo, sempre più si parla di gente che rinnega cristo per legarsi al diavolo e fare del male e sempre meno di Diana o di altre divinità femminili antiche.

Un altro dio, questa volta un dio celtico, ha dato altre idee per la raffigurazione del diavolo che in qualche scultura e miniatura irlandese presenta delle corna da cervo. Inoltre, come altre divinità celtiche della fertilità, il dio dalle corna di cervo è a volte rappresentato con tre facce (il tre per i celti era un numero particolarmente sacro e troviamo intrecci di tre colori, triadi di divinità, compiti eseguiti tre volte, e così via): anche il Lucifero dantesco ha tre facce, una nera che rappresenta l'ignoranza, una gialla che rappresenta la collera e una rossa che rappresenta l'impotenza.

Nella trasformazione di un dio in diavolo ci sono alcune caratteristiche costanti: il dio che subisce la trasformazione è un dio della fertilità, in particolare maschile, legato alla sessualità. Ad essere demonizzata quindi è l'espressione gioiosa della sessualità, anche di quella femminile o impersonata da divinità femminili. Agostino nell'epistola 91 scrive a proposito di Flora: "in onor della quale si celebrano spettacoli così sfrenati che chiunque può constatare quale demone del male essa sia: si può propiziarsela infatti non sacrificando volatili o quadrupedi e nemmeno con il sangue umano, ma con qualche cosa di ancora più scellerato, il sacrificio del pudore".

Al contrario, gli dei legati alla possessione, all'invasamento, all'entusiasmo, come dicevano i greci, non sono coinvolti, o non così profondamente, nel processo di demonizzazione. Né Dioniso né Apollo sono frequentemente nominati. Anzi, Apollo rimane come metafora della poesia ispiratrice:

O buono Appollo, a l'ultimo lavoro
fammi del tuo valor sì fatto vaso,
come dimandi a dar l'amato alloro.
Infino a qui l'un giogo di Parnaso
assai mi fu; ma or con amendue
m'è uopo intrar ne l'aringo rimaso.
Entra nel petto mio, e spira tue
sì come quando Marsïa traesti
de la vagina de le membra sue.

Paradiso di Dante, vs 13-21

A far tremare il cristianesimo non sono tanto gli dei, quanto la sessualità umana, ciò che non possono controllare. Così come non sono controllabili le divinità a cui si sono ispirati per il loro diavolo: divinità dei boschi, degli animali. Divinità abitatrici della selva, selva che Agostino contrappone alla città di dio. Il simbolo di quella natura da cui il neoplatonismo e la filosofia avevano allontanato il paganesimo originario e alla quale il paganesimo di oggi va tornando.

Testi consultati

Manuela Simeoni

Dal testo della trasmissione Fontes dell'aprile 2009

 

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